Forza Italia: assurdo usare i finanziamenti pubblici. Unitalia: il sindaco faccia marcia indietro
MILANO - Libera, laica, sessualmente disinibita. Bolzano — dicono le statistiche — è in vetta alla classifica delle vendite degli anticoncezionali. Ma poi succede che nel capoluogo sudtirolese, dall'atmosfera mitteleuropea, un programma di cineforum dedicato alle opere pornografiche venga duramente contestato. Al grido «il comune neghi la sala e i contributi». Trovando scandaloso e anticulturale il fatto che si possa aprire un dibattito su film come L'Albero delle zoccole.
«Chiacchiere! Il ciclo è ben calibrato, ci sono anche film importanti», taglia corto Michele Capozzi, regista di Pornology, New York, la pellicola che, stasera, inaugura la rassegna. Sarà. Ma i crociati di Unitalia (partito a destra di An) non apprezzano star come Rocco Siffredi, protagonista di Pornocrazia, sul grande schermo giovedì prossimo. Che succede, dunque, a Bolzano? Qualche settimana fa, a dare scandalo fu il manifesto dell'Arcigay (giovanotto a torso nudo con preservativo in mano e, sotto, una scritta così esplicita da risultare volgare), affisso sui muri, per il lancio della campagna anti-Aids. Ancora: nei mesi passati, tenne banco la «blasfema» rana di Kippenberger, opera di un artista tedesco, esposta al Museion. Ma, almeno in quel caso, c'era di mezzo la campagna elettorale con relative strumentalizzazioni politiche. «Certe sortite di bigottismo spinto danno un'immagine della città che non corrisponde al vissuto — osserva il radicale Arnold Tribus, direttore del quotidiano Tageszeitung —. Qui, infatti, libertà e promiscuità sono costume corrente ». «E' vero, però — aggiunge— che esistono frange politiche agguerrite, specialiste in campagne oscurantiste e sessuofobiche. Solitamente collocate a destra, ma c'è anche il bigottismo di sinistra».
Del resto, la levata di scudi contro la pubblicità Arcigay, partita da An, raccolse consensi trasversali. «Con fondate ragioni — ammette il sindaco Luigi Spagnolli, Pd —. Tanto che riparammo all'errore, cancellandola. La questione del Cineforum è diversa. E il comune non ha titoli per intervenire. A meno di palesi infrazioni. Come l'ingresso libero ai minori di 18 anni». Puntualizza: «Non potrei, anche volendo, negare la sala di proiezione; essa è parte integrante della sede del circolo culturale, regolarmente affittato. I contributi? Nel 2008, l'Amministrazione ha versato 7.000 euro. Ora attendiamo la relazione sull'attività del 2009, prima di decidere alcunché». «E i soldi sborsati dalla Provincia? — attacca Micaela Biancofiore, vulcanica onorevole di Forza Italia —. Non sono una bigotta, ma trovo indegno che gli enti pubblici finanzino il cinema porno». «Falso. Anche i temi più delicati servono alla discussione», ha dichiarato al Corriere dell'Alto Adige Ferruccio Cumer, esponente dell'associazione nel mirino. Facendo notare che il ciclo sul porno di questi giorni non è che il terzo atto della serie intitolata Hard times.
Marisa Fumagalli08 gennaio 2009
MILANO - Libera, laica, sessualmente disinibita. Bolzano — dicono le statistiche — è in vetta alla classifica delle vendite degli anticoncezionali. Ma poi succede che nel capoluogo sudtirolese, dall'atmosfera mitteleuropea, un programma di cineforum dedicato alle opere pornografiche venga duramente contestato. Al grido «il comune neghi la sala e i contributi». Trovando scandaloso e anticulturale il fatto che si possa aprire un dibattito su film come L'Albero delle zoccole.
«Chiacchiere! Il ciclo è ben calibrato, ci sono anche film importanti», taglia corto Michele Capozzi, regista di Pornology, New York, la pellicola che, stasera, inaugura la rassegna. Sarà. Ma i crociati di Unitalia (partito a destra di An) non apprezzano star come Rocco Siffredi, protagonista di Pornocrazia, sul grande schermo giovedì prossimo. Che succede, dunque, a Bolzano? Qualche settimana fa, a dare scandalo fu il manifesto dell'Arcigay (giovanotto a torso nudo con preservativo in mano e, sotto, una scritta così esplicita da risultare volgare), affisso sui muri, per il lancio della campagna anti-Aids. Ancora: nei mesi passati, tenne banco la «blasfema» rana di Kippenberger, opera di un artista tedesco, esposta al Museion. Ma, almeno in quel caso, c'era di mezzo la campagna elettorale con relative strumentalizzazioni politiche. «Certe sortite di bigottismo spinto danno un'immagine della città che non corrisponde al vissuto — osserva il radicale Arnold Tribus, direttore del quotidiano Tageszeitung —. Qui, infatti, libertà e promiscuità sono costume corrente ». «E' vero, però — aggiunge— che esistono frange politiche agguerrite, specialiste in campagne oscurantiste e sessuofobiche. Solitamente collocate a destra, ma c'è anche il bigottismo di sinistra».
Del resto, la levata di scudi contro la pubblicità Arcigay, partita da An, raccolse consensi trasversali. «Con fondate ragioni — ammette il sindaco Luigi Spagnolli, Pd —. Tanto che riparammo all'errore, cancellandola. La questione del Cineforum è diversa. E il comune non ha titoli per intervenire. A meno di palesi infrazioni. Come l'ingresso libero ai minori di 18 anni». Puntualizza: «Non potrei, anche volendo, negare la sala di proiezione; essa è parte integrante della sede del circolo culturale, regolarmente affittato. I contributi? Nel 2008, l'Amministrazione ha versato 7.000 euro. Ora attendiamo la relazione sull'attività del 2009, prima di decidere alcunché». «E i soldi sborsati dalla Provincia? — attacca Micaela Biancofiore, vulcanica onorevole di Forza Italia —. Non sono una bigotta, ma trovo indegno che gli enti pubblici finanzino il cinema porno». «Falso. Anche i temi più delicati servono alla discussione», ha dichiarato al Corriere dell'Alto Adige Ferruccio Cumer, esponente dell'associazione nel mirino. Facendo notare che il ciclo sul porno di questi giorni non è che il terzo atto della serie intitolata Hard times.
Marisa Fumagalli08 gennaio 2009
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