L’Ordine degli psicologi della Lombardia ha condannato le cosiddette “terapie riparative”, modelli terapeutici che vorrebbero modificare l’orientamento sessuale delle persone omosessuali in eterosessuale: lo rende noto Arcigay, che esprime soddisfazione per questa iniziativa.
L’ordine, in una delibera approvata ad ampia maggioranza il 12 maggio scorso – afferma l’associazione – è netto: “qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare i propri clienti verso l’eterosessualità o verso l’omosessualità è contraria alla deontologia professionale e al rispetto dei diritti dei propri pazienti…inoltre le cosiddette ‘terapie riparative’, rivolte a clienti aventi un orientamento omosessuale, rischiano, violando il codice deontologico della professione, di forzare i propri pazienti nella direzione di ‘cambiare’ o reprimere il proprio orientamento sessuale, invece di analizzare la complessità di fattori che lo determinano e favorire la piena accettazione di se stessi”.
Lo stop in Lombardia, che segue quello dell’Ordine degli psicologi del Lazio, viene a seguito di un esposto presentato da Arcigay all’Ordine lombardo. “E’ un pronunciamento di particolare valore – spiega il presidente di Arcigay Paolo Patanè – perch‚ giunge a pochi giorni dalla Giornata mondiale contro l’omofobia, istituita proprio in occasione della cancellazione, da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, dell’omosessualità dalle malattie mentali nel 1973.
Sappiamo che rari psicologi e psicoterapeuti italiani agiscono all’ombra delle parrocchie per convertire omosessuali in eterosessuali, generando enormi sofferenze ai gay e assurde speranze nei familiari e perpetuando stereotipi e pregiudizi negativi sulla base di credenze morali e religiose che partono dal presupposto errato e falso che l’omosessualità sia una malattia”.
L’ordine, in una delibera approvata ad ampia maggioranza il 12 maggio scorso – afferma l’associazione – è netto: “qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare i propri clienti verso l’eterosessualità o verso l’omosessualità è contraria alla deontologia professionale e al rispetto dei diritti dei propri pazienti…inoltre le cosiddette ‘terapie riparative’, rivolte a clienti aventi un orientamento omosessuale, rischiano, violando il codice deontologico della professione, di forzare i propri pazienti nella direzione di ‘cambiare’ o reprimere il proprio orientamento sessuale, invece di analizzare la complessità di fattori che lo determinano e favorire la piena accettazione di se stessi”.
Lo stop in Lombardia, che segue quello dell’Ordine degli psicologi del Lazio, viene a seguito di un esposto presentato da Arcigay all’Ordine lombardo. “E’ un pronunciamento di particolare valore – spiega il presidente di Arcigay Paolo Patanè – perch‚ giunge a pochi giorni dalla Giornata mondiale contro l’omofobia, istituita proprio in occasione della cancellazione, da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, dell’omosessualità dalle malattie mentali nel 1973.
Sappiamo che rari psicologi e psicoterapeuti italiani agiscono all’ombra delle parrocchie per convertire omosessuali in eterosessuali, generando enormi sofferenze ai gay e assurde speranze nei familiari e perpetuando stereotipi e pregiudizi negativi sulla base di credenze morali e religiose che partono dal presupposto errato e falso che l’omosessualità sia una malattia”.
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