Lettera di Gianni Toffali, pubblicata su Pontifex in relazione allo spettacolo del GASP! al Camploy nella primavera 2011...
A Verona, il 23 giugno 1995 durante un'infuocata discussione in Consiglio comunale sul tema della famiglia, l'esponente leghista Romano Bertozzo, parlò dei gay come malati mentali. Definizione dalla quale presero le distanze sia il sindaco Michela Sironi, sia l'allora capogruppo della Lega Flavio Tosi, attuale primo cittadino. Alla fine, con i voti della maggioranza di centrodestra fu approvata una mozione che ribadiva il concetto di famiglia tradizionale fondata sulla coppia maschio femmina. Nonostante l’ovvietà di tale principio naturale, i movimenti gay della citta di Giulietta e Romeo e la sinistra italiana considerarono la mozione fortemente omofoba. Ora, a distanza di 16 anni, la giunta retta dal leghista Tosi, senza che nessun cittadino glielo abbia chiesto, ha pensato di “riparare” le presunte “offese” inferte ai “diversamente orientati”. In vista della Giornata mondiale contro l'omofobia, che si celebra il 17 maggio, il Comune ha ...
... così deciso di concedere gratuitamente all’Arcigay, un teatro veronese e un contributo di 1.500 euro per uno spettacolo teatrale contro tutte le discriminazioni.
Strano a dirsi, solo i gruppi tradizionalisti cattolici veronesi hanno reagito con veemenza contro la singolare sponsorizzazione dell’ideologia gay da parte dell’amministrazione veronese.
La curia scaligera, quella che dovrebbe sapere che ne pensa San Paolo di chi ha fatto del deretano un motivo d’orgoglio “né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio" (1 Cor.6,9/10), non si è nemmeno presa la briga di precisare che “la Sacra Scrittura presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni e che la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che in nessun caso possono essere approvati (capitolo 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica).
Evidentemente i peccati di omissione non concernono solo i laici.
Gli amministratori della cosa pubblica dovrebbero avere la cognizione che l’autorità si esercita legittimamente soltanto se ricerca il bene comune e si consegue mediante mezzi moralmente leciti.
Può dunque spiegare il sindaco Tosi alla stragrande maggioranza dei cittadini eterosessuali, quale bene comune dovrebbe scaturire dal soddisfare i pruriti di quattro gatti sodomiti?
Gianni Toffali
Fonte: http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/7213-flavio-tosi-ed-i-gay
A Verona, il 23 giugno 1995 durante un'infuocata discussione in Consiglio comunale sul tema della famiglia, l'esponente leghista Romano Bertozzo, parlò dei gay come malati mentali. Definizione dalla quale presero le distanze sia il sindaco Michela Sironi, sia l'allora capogruppo della Lega Flavio Tosi, attuale primo cittadino. Alla fine, con i voti della maggioranza di centrodestra fu approvata una mozione che ribadiva il concetto di famiglia tradizionale fondata sulla coppia maschio femmina. Nonostante l’ovvietà di tale principio naturale, i movimenti gay della citta di Giulietta e Romeo e la sinistra italiana considerarono la mozione fortemente omofoba. Ora, a distanza di 16 anni, la giunta retta dal leghista Tosi, senza che nessun cittadino glielo abbia chiesto, ha pensato di “riparare” le presunte “offese” inferte ai “diversamente orientati”. In vista della Giornata mondiale contro l'omofobia, che si celebra il 17 maggio, il Comune ha ...
... così deciso di concedere gratuitamente all’Arcigay, un teatro veronese e un contributo di 1.500 euro per uno spettacolo teatrale contro tutte le discriminazioni.
Strano a dirsi, solo i gruppi tradizionalisti cattolici veronesi hanno reagito con veemenza contro la singolare sponsorizzazione dell’ideologia gay da parte dell’amministrazione veronese.
La curia scaligera, quella che dovrebbe sapere che ne pensa San Paolo di chi ha fatto del deretano un motivo d’orgoglio “né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio" (1 Cor.6,9/10), non si è nemmeno presa la briga di precisare che “la Sacra Scrittura presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni e che la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che in nessun caso possono essere approvati (capitolo 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica).
Evidentemente i peccati di omissione non concernono solo i laici.
Gli amministratori della cosa pubblica dovrebbero avere la cognizione che l’autorità si esercita legittimamente soltanto se ricerca il bene comune e si consegue mediante mezzi moralmente leciti.
Può dunque spiegare il sindaco Tosi alla stragrande maggioranza dei cittadini eterosessuali, quale bene comune dovrebbe scaturire dal soddisfare i pruriti di quattro gatti sodomiti?
Gianni Toffali
Fonte: http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/7213-flavio-tosi-ed-i-gay
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