Torino: Per la Curia l'omosessualità e da curare


Torino: 'Omosessualità da curare'. Bufera sulla Curia. Bresso: tesi anti-scientifiche
«Chi con metodo scientifico coltiva la tesi che l'omosessualità sia curabile non può venir discriminato, censurato o ostacolato da una legge regionale di divieto di ogni forma di discriminazione»
Venerdì 14 Ottobre 2011
da La Stampa
Torino - «Chi con metodo scientifico coltiva la tesi che l'omosessualità sia curabile non può venir discriminato, censurato o ostacolato (anche nell'accesso ad eventuali finanziamenti) da una legge regionale di divieto di ogni forma di discriminazione». Il centro cattolico di Bioetica dell'Arcidiocesi di Torino ha inviato al presidente del Consiglio regionale, Valerio Cattaneo, le sue osservazioni sulla proposta di legge sulla parità di trattamento presentata dalla consigliera regionale Mercedes Bresso.

Il parere dell'Arcidiocesi era stato espressamente richiesto dall'ufficio di presidenza del Consiglio regionale ed è stato inviato lo scorso 22 settembre. Il punto di partenza della Chiesa non è nuovo perché ribadisce la richiesta che l'approvazione di quella proposta non deve servire come «pretesto per tradurre in norme legislative l'ideologia del "Gender"». E non è una novità la rivendicazione del fatto che la famiglia fondata sul matrimonio
monogamico uomo donna non possa essere considerata solo come una delle tante unioni o convivenze possibile. E' forte, invece, la rivendicazione del diritto di affermare e insegnare che la «distinzione tra maschile e femminile non è solo un fatto di cultura ma anche di natura». Ed è ancora più forte la difesa della tesi dell'omosessualità come malattia.

Apriti cielo. Bresso, che come presidente della giunta tra il 2005 e il 2010, si vide bloccare dai cattolici del Pd il disegno di legge della sua giunta contro le discriminazioni adesso va all'attacco: «La Chiesa sostiene teorie smentite dalla comunità scientifica da decenni». E spiega: «L'omosessualità non è una malattia o un comportamento che necessita di cure o riabilitazioni di alcun genere. E questa è un'evidenza scientifica. Di questa certezza il servizio pubblico non può far finta di nulla».
Bresso sottolinea come «la proposta di legge si prefigge di eliminare ogni tipo di discriminazione non solo quella ai danni dei gay». Monica Cerutti, capogruppo di Sel, parla di «un «brutto segnale da parte della Curia torinese la presa di posizione contro l'ideologia di genere: è molto discutibile richiedere che "l'ideologia del gender" non si traduca in atti legislativi». Per Fabrizio Biolé, vicecapogruppo del Movimento 5 Stelle, quella della «Curia di Torino sono affermazioni inopportune, uno scivolone. Sono sicuro che sua Eccellenza conosca perfettamente i principi su cui si basa la nostra libera e laica Repubblica».

Augusta Montaruli, vicecapogruppo del Pdl, invece si schiera a fianco della Curia guidata da monsignor Nosiglia: «La proposta della Bresso non è un provvedimento volto a cancellare le discriminazioni ma semmai una misura ideologica che mette sotto accusa la famiglia tradizionale svilendone il ruolo. Si tratta di un escamotage per arrivare al riconoscimento giuridico delle unioni tra persone dello stesso sesso che non ci può trovare assolutamente favorevoli».

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