Sodomia e tribadismo nel nuovo codice penale iraniano



[1] http://www.hrw.org/reports/2012/08/28/codifying-repression

[2] http://www.hrw.org/node/109622/

[3] http://www.hrw.org/node/109622/section/7

Human Rights Watch ha pubblicato [1], un rapporto sul nuovo codice penale iraniano, approvato non solo dal Parlamento, ma anche dal Consiglio dei Guardiani (che garantisce che la legislazione iraniana non contrasti con la Shari’a), ed in attesa della promulgazione da parte di Ahma-nazi-djad.

[1] è la copertina, [2] l’inizio del rapporto vero e proprio (che dice che il codice è nel complesso un notevole peggioramento rispetto al precedente: la definizione di molti reati, specialmente quelli legati alla sicurezza dello stato, diventa fumosa, al giudice è consentito ricorrere a fonti normative estranee al codice, ed a basare il suo convincimento anche su prove altrimenti inammissibili), [3] la parte che ci interessa di più – quella relativa ad adulterio, stupro, sodomia e tribadismo.

Adulterio (“zena”) è definito il rapporto sessuale con penetrazione di una persona sposata con un estraneo, e per chi dei due è maritato è obbligatoria la pena capitale – non è più obbligatoria la lapidazione. Alla medesima pena sono soggetti i rei di incesto (con penetrazione, immagino), congiunzione carnale tra matrigna e figliastro, ed i non-mussulmani maschi che penetrano una mussulmana femmina, anche se celibi. I rei di incesto di cui si dimostra l’immaturità possono cavarsela con misure correttive e rieducative.

Un uomo ed una donna non sposati che abbiano per mutuo consenso un rapporto sessuale con penetrazione (il termine arabo-persiano è sempre “zena”) patiscono ognuno 100 frustate; se uno dei due è sposato e l’altro no, la persona sposata viene messa a morte, e l’altra se la cava con 100 frustate; una curiosa eccezione è prevista per il maritino adultero che non ha avuto l’opportunità di consumare il matrimonio con la sua mogliettina (cioè penetrarla) prima di tradirla, perché lui riceve 100 frustate, la rasatura del capo, ed un anno (lunare di 354 giorni) di esilio interno anziché l’esecuzione capitale.

Lo stupro è sempre punito con la morte dello stupratore (la vittima non ha, ovviamente, commesso alcun reato), salvo ahinoi che lo stupratore sia il marito della vittima – la moglie al marito non può rifiutarsi, e quindi il marito che la prende con la forza non fa che esercitare il proprio diritto.

Per quanto riguarda la sodomia, il nuovo codice introduce una distinzione che nel vecchio mancava, quella tra “attivo” e “passivo”. L’attivo, se è celibe, se la cava con 100 frustate; il passivo invece viene messo a morte, a meno che non dimostri di essere stato stuprato – la vittima dello stupro non è responsabile.

Anche per la sodomia vige la discriminazione contro i non-mussulmani: l’attivo non-mussulmano che penetra un passivo mussulmano viene messo a morte.

Sugli atti omosessuali tra donne, devo discostarmi dalla traduzione che HRW dà del termine persiano “mosaheqeh”, ovvero “lesbianism = lesbismo”. Non conosco il persiano, ma il contesto del rapporto lascia intendere che al legislatore iraniano non interessi l’identità sessuale del reo (e ci mancherebbe!), ma l’atto commesso, come mostra la scelta del termine “lavat”, tradotto da HRW con “sodomy = sodomia”, senza che io abbia da ridire.

Preferisco perciò tradurre “lesbianism” con “tribadismo”, anziché “lesbismo”, anche perché il rapporto riferisce che il codice iraniano definisce “mosaheqeh (lesbianism)” l’atto in cui “una donna pone i suoi organi genitali sugli organi genitali [di un’altra donna]”, cosa che risponde appunto alla definizione italiana di “tribadismo”.

E’ una cosa possibile ma non molto frequente tra le lesbiche, perché richiede una certa abilità, e lo punisce con 100 frustate.

Gli atti omosessuali tra uomini che non implicano la penetrazione sono considerati “preliminari” (“tafkhiz”), e sono puniti con 100 frustate, a meno che non avvengano (indovinate un po’) tra un maschio non-mussulmano ed uno mussulmano – il non mussulmano patisce la pena capitale.

Anche abbracci e baci appassionati, oppure “giacere nudi insieme sotto la stessa coperta senza necessità e per passione” vengono puniti con la flagellazione, siano coinvolti uomini o donne.

Raffaele Ladu

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