Comunicato Stampa Arcigay
Bologna, 29 ottobre 2013 – “In Italia, in tema di omotransfobia, si contano molte più vittime che provvedimenti” : Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, interviene duramente sul caso di Simone, il 21enne romano che si è tolto la vita lasciando in una lettera il suo atto di accusa agli omofobi. “Tutti noi – dichiara Romani – abbiamo provato un dolore immenso nell’apprendere di quest’ennesimo fatto tragico, tutti abbiamo sentito montare dentro l’indignazione per quell’atto di accusa inequivocabile con cui Simone ha detto addio a tutto quello che aveva. Allora – esorta il presidente di Arcigay -ascoltiamo con umiltà la denuncia che il gesto disperato di un 21enne (e di altri giovani prima di lui) contiene. E mettiamo in campo una risposta, quantomeno una reazione. Fa bene la viceministro Guerra – prosegue il presidente di Arcigay – a richiamare le responsabilità di tutte e tutti rispetto a questo dramma.
Ed è proprio perché la responsabilità non diventi una delle tante parole di circostanza che si adoperano in questi casi, che esortiamo la viceministro a rendere concreto il suo richiamo all’azione e a sollecitare subito l’apertura di un tavolo interministeriale che porti in tempi rapidi alla definizione di una road map di interventi sull’omotransfobia. Il Parlamento sta discutendo l’estensione della legge Reale Mancino, una legge penale che cioè punisce soltanto a posteriori il crimine d’odio. Con quella legge insomma, se e quando verrà approvata, riusciremo a dare giustizia alle vittime, ma non eviteremo alle vittime di diventare tali. Né avremo fatto nulla per intervenire sul clima d’odio, rispetto al quale il crimine è soltanto la punta dell’iceberg. E invece è proprio di questo clima che ci parla la disperazione di questi giovani: ci dice che per loro la vita di ogni giorno è insostenibile, quella penombra a cui sono costretti per assecondare la cultura del pregiudizio in cui sono immersi li soffoca, l’immobilismo che vedono attorno toglie loro perfino la speranza di un futuro”. “Allora viceministro – conclude Romani – è davvero urgente passare all’azione, bisogna quanto prima stabilire gli ambiti in cui agire e come farlo. Dobbiamo almeno tentare di rendere migliore la vita dei ragazzi e delle ragazze lgbt di questo paese. Avvii subito il percorso, le associazioni, Arcigay in particolare, non faranno mancare il proprio contributo”.
Bologna, 29 ottobre 2013 – “In Italia, in tema di omotransfobia, si contano molte più vittime che provvedimenti” : Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, interviene duramente sul caso di Simone, il 21enne romano che si è tolto la vita lasciando in una lettera il suo atto di accusa agli omofobi. “Tutti noi – dichiara Romani – abbiamo provato un dolore immenso nell’apprendere di quest’ennesimo fatto tragico, tutti abbiamo sentito montare dentro l’indignazione per quell’atto di accusa inequivocabile con cui Simone ha detto addio a tutto quello che aveva. Allora – esorta il presidente di Arcigay -ascoltiamo con umiltà la denuncia che il gesto disperato di un 21enne (e di altri giovani prima di lui) contiene. E mettiamo in campo una risposta, quantomeno una reazione. Fa bene la viceministro Guerra – prosegue il presidente di Arcigay – a richiamare le responsabilità di tutte e tutti rispetto a questo dramma.
Ed è proprio perché la responsabilità non diventi una delle tante parole di circostanza che si adoperano in questi casi, che esortiamo la viceministro a rendere concreto il suo richiamo all’azione e a sollecitare subito l’apertura di un tavolo interministeriale che porti in tempi rapidi alla definizione di una road map di interventi sull’omotransfobia. Il Parlamento sta discutendo l’estensione della legge Reale Mancino, una legge penale che cioè punisce soltanto a posteriori il crimine d’odio. Con quella legge insomma, se e quando verrà approvata, riusciremo a dare giustizia alle vittime, ma non eviteremo alle vittime di diventare tali. Né avremo fatto nulla per intervenire sul clima d’odio, rispetto al quale il crimine è soltanto la punta dell’iceberg. E invece è proprio di questo clima che ci parla la disperazione di questi giovani: ci dice che per loro la vita di ogni giorno è insostenibile, quella penombra a cui sono costretti per assecondare la cultura del pregiudizio in cui sono immersi li soffoca, l’immobilismo che vedono attorno toglie loro perfino la speranza di un futuro”. “Allora viceministro – conclude Romani – è davvero urgente passare all’azione, bisogna quanto prima stabilire gli ambiti in cui agire e come farlo. Dobbiamo almeno tentare di rendere migliore la vita dei ragazzi e delle ragazze lgbt di questo paese. Avvii subito il percorso, le associazioni, Arcigay in particolare, non faranno mancare il proprio contributo”.
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